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Terribile morte di un bambino di 18 mesi: 70 ferite sul corpo, costole, gambe e braccia rotte, ma cosa c'è nella sua emoglobina?

Il cuore dell'Inghilterra è stato trapassato da una freccia avvelenata di dolore e orrore. Un terribile caso di abuso infantile ha sconvolto la nazione, portando alla luce una realtà inimmaginabile: la morte di un bambino di soli 18 mesi, Alfie Philips, per mano di chi avrebbe dovuto proteggerlo e amarlo: la sua madre e il suo compagno.

Un caso tremendo: Alfie Philips, morto a causa degli abusi

La tragedia si è consumata a Hernhill, vicino a Faversham, nel Kent, nel novembre 2020. Il piccolo Alfie presentava ben 70 segni di ferite visibili, ma quello che non si poteva vedere a occhio nudo era ancora più agghiacciante: tracce di cocaina nel suo sangue. Un quadro terribile che lascia senza parole.

Le accuse e le negazioni

Gli imputati, la madre di Alfie e il suo compagno, hanno negato le accuse, affermando che il bambino si sarebbe fatto male da solo cadendo. Tuttavia, i messaggi di testo scambiati tra i due un mese prima della morte di Alfie rivelano un comportamento preoccupante. In uno di questi, il compagno sembrava suggerire alla madre di morderlo dopo che il bambino lo aveva morso, proposta che fortunatamente la madre ha rifiutato.

Abusi verbali e fisici

Ma gli abusi verbali non terminano qui. Nei messaggi, il compagno ha definito Alfie un "piagnucolone" e "il tuo piccolo stronzo", minacciando di "dargli un colpo nell'orecchio" dopo aver spento il riscaldamento nella roulotte in cui vivevano. Un linguaggio violento e inaccettabile nei confronti di un bambino così piccolo e indifeso.

Le rivelazioni dell'indagine

Le indagini hanno rivelato che gli imputati erano "entrambi d'accordo nell'impartire una sorta di 'disciplina' aggressiva e violenta ad Alfie", una pratica che alla fine ha portato alla sua morte. Inoltre, è emerso che la coppia era nella roulotte con il bambino quella notte, il che solleva ulteriori sospetti sul loro coinvolgimento nella tragedia.

Negano ogni illecito

Nonostante le prove a loro carico, sia la madre che il suo compagno hanno negato ogni illecito alla polizia. Non sono riusciti a spiegare come Alfie si sia procurato le ferite, limitandosi a dire che ricordavano solo occasioni precedenti in cui era caduto. Un atteggiamento sospetto che lascia molti dubbi sulla loro innocenza.

La riflessione necessaria

Questo caso ci mette di fronte alla necessità di riflettere sulle responsabilità che abbiamo come società nel proteggere i più vulnerabili, in particolare i bambini. Dobbiamo essere vigili e pronti ad intervenire quando sospettiamo maltrattamenti o abusi, perché la sicurezza e il benessere dei bambini devono essere la nostra priorità assoluta.

Conclusione

"La violenza è l'ultimo rifugio dell'incompetenza", affermava il grande scrittore Isaac Asimov. Purtroppo, sembra che per questa coppia la violenza sia stata la prima opzione. La morte tragica di Alfie Philips, a soli 18 mesi, ha svelato un quadro di abusi e maltrattamenti insostenibili. Le 70 ferite visibili sul suo corpo e la presenza di cocaina nel suo sangue sono prove inequivocabili di un'aggressione sistematica. È inaccettabile che una creatura così innocente abbia subito tali orrori. La giustizia deve fare il suo corso e assicurare che coloro che hanno commesso questi atti vengano puniti severamente. La società non può tollerare né dimenticare simili atrocità.